Il Cristo portacroce: un inaspettato Vasari alla Galleria Corsini di Roma

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Fino al 30 giugno sarà possibile ammirare per la prima volta in assoluto l’opera recentemente attribuita all’artista aretino

Forse non è nemmeno possibile immaginare l’emozione che pervade chi si imbatte in un quadro ritenuto perduto e riesce ad attribuirlo al legittimo autore. Ma è sicuramente ciò che ha provato lo studioso Carlo Falciani di fronte al Cristo portacroce che Giorgio Vasari aveva realizzato per il potentissimo banchiere Bindo Altoviti, finalmente identificato dopo esser stato venduto a un collezionista privato durante un’asta che si è svolta ad Hartford, in Connecticut.
Grazie alle Ricordanze, una memoria tenuta dall’artista aretino che riporta con attenzione qualsiasi opera da lui realizzata, la committenza, i collaboratori, il prezzo e altre informazioni che la riguardano, possiamo leggere: «Ricordo come a dì XX di maggio 1553 Messer Bindo Altoviti ebbe un quadro di braccia uno e mezzo drentovi una figura dal mezzo in su grande, un Cristo che portava la Croce che valeva scudi quindici d’oro».
Per giungere da questo appunto all’identificazione con la bellissima tela, esposta per la prima volta in assoluto al pubblico presso la Galleria Corsini di Roma, non basta attraversare i secoli ma è fondamentale ricostruire le vicende biografiche dell’importante committente e approfondire le tecniche pittoriche del suo autore. 

Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574),
“Cristo portacroce”, 1553. Olio su tavola, cm. 90,8 x 71. Collezione privata

Giorgio Vasari aveva l’abitudine di reiterare le figure di cui era particolarmente soddisfatto: tanto che, dopo quello per Altoviti, il Cristo portacroce fu replicato altre quattro volte in diverse misure per altrettanti committenti. Ma non solo: la posa delicata ed elegante, il nobile profilo e la splendida resa delle mani si ritrovano in opere a esso precedenti, come un disegno di Giovane che si china piegando il braccio destro, datato 1549 circa e conservato presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo. O nel bel servitore che si inchina alle spalle del suo sovrano nel monumentale Banchetto di Ester e Assuero del medesimo anno, custodito nel Museo Statale di Arte medievale e moderna di Arezzo. Ma anche in dipinti successivi, come si nota osservando il ragazzo biondo che piega rispettosamente la testa di fronte al suo signore nell’Omaggio degli ambasciatori a Lorenzo il Magnifico, eseguito insieme a dei collaboratori tra il 1556 e il 1558 e ospitato all’interno di Palazzo Vecchio a Firenze. Ed ancora in un apostolo di una tela addirittura del 1568, l’Assunzione della Vergine della Badia Fiorentina. Una prova inconfutabile non solo dell’autografia del Vasari per quanto riguarda l’opera in mostra ma anche della grande fortuna di questa sua invenzione figurativa. 

L’opera in mostra

Non meno affascinante è la storia di colui a cui è destinata: quel Bindo Altoviti, romano di nascita ma appartenente a una tra le più antiche famiglie nobili fiorentine, che a soli sedici anni ereditò l’immensa fortuna paterna e che, banchiere e mecenate, la seppe mettere a frutto da perfetto uomo di corte rinascimentale. Tra i suoi clienti figuravano principi e re, tra i suoi ritrattisti Raffaello e Benvenuto Cellini. Grande amico di Michelangelo – che lo fregiò del dono del cartone preparatorio per l’Ebbrezza di Noè, utilizzato per la volta della Cappella Sistina – e dei Farnese fu, invece, acerrimo nemico dei Medici: tanto da spingere Cosimo I a confiscare tutti i suoi beni presenti sul territorio toscano dopo la Battaglia di Scannagallo. Ed è proprio per entrare stabilmente alle dipendenze del Duca di Firenze che Vasari lasciò Roma: non prima, però, di aver terminato questo incantevole Cristo portacroce, passato nel Seicento all’interno delle collezioni Savoia, poi smarrito e ora finalmente ritrovato. Fino al 30 giugno sarà possibile ammirarne la squisita fattura, così distante dalle monumentali e, a volte, quasi troppo cariche opere del suo autore: la figura di Gesù, contraddistinta da magnifici capelli, la barba mirabilmente arricciata e lo sguardo dolcemente rivolto verso il basso, appare delicatissima. Eppure, attraverso le vigorose mani e il collo teso nello sforzo, esprime tutta la potenza della piena accettazione del sacrificio supremo di sé. Una sensazione accresciuta dall’allestimento realizzato appositamente all’interno della Galleria Corsini, che dà allo spettatore l’impressione di assistere privatamente a una scena dal significato e valore universali.

 

Vasari per Bindo Altoviti. Il Cristo portacroce

GALLERIA CORSINI, Via della Lungara 10 – Roma
www.barberinicorsini.org | comunicazione@barberinicorsini.org

Orari: dal mercoledì al lunedì dalle 8.30 alle 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00. Chiuso il martedì, il 1° gennaio, il 25 dicembre.

Biglietti: Intero 12 € – Ridotto 6 €. Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini. Gratuito: minori di 18 anni, scolaresche e insegnanti accompagnatori dell’Unione Europea (previa prenotazione), studenti e docenti di Architettura, Lettere (indirizzo archeologico o storico-artistico), Conservazione dei Beni Culturali e Scienze della Formazione, Accademie di Belle Arti, dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, membri ICOM, guide ed interpreti turistici in servizio, giornalisti con tesserino dell’ordine, portatori di handicap con accompagnatore, personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione sul modello predisposto dal Miur.