Anni Venti. L’età dell’incertezza

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Dal 5 ottobre, Palazzo Ducale di Genova racconta le aspirazioni, le tensioni e le contraddizioni del decennio italiano successivo alla Prima Guerra Mondiale attraverso una mostra “di grande potenza scientifica”

Con queste parole Serena Bertolucci, Direttrice della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, introduce la grande retrospettiva, ospitata fino al 1° marzo al Palazzo Ducale di Genova, nelle sale dell’Appartamento del Doge, che rivela i differenti aspetti delle ricerche estetiche realizzate negli anni Venti in Italia. Un grande affresco del decennio post-bellico, iniziato proprio con la fine della Grande Guerra nel 1919 e conclusosi con il crollo di Wall Street nel 1929.
Diversamente dalle numerose esposizioni dedicate alle tendenze artistiche del periodo, spesso associato unicamente all’esuberante fenomeno del déco, la mostra curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone si focalizza sulla complessità storica, politica, sociale e culturale di quegli anni e su come questi aspetti influenzarono la produzione pittorica e plastica del tempo. Una fase cruciale contraddistinta da differenti livelli di cambiamento: il passaggio dalla carneficina della guerra, che con la sua ombra avvolse gli anni della ricostruzione, a una travagliata economia di pace e stabilità; la transizione da una febbrile stagione di rivendicazioni sociali alla svolta autoritaria del fascismo; infine, la spinta verso evoluzioni culturali e nei rapporti di genere, eredità della Belle Époque.

Leonardo Dudreville, Un caduto, olio su tela, Museo del Novecento, Milano

Proprio il concetto di instabilità apre il lungo percorso espositivo con il bassorilievo La tempesta di Arturo Martini (1913): un paesaggio composto da un mare impetuoso e un cielo minaccioso, osservato da un personaggio in primo piano, distaccato e impotente, che rappresenta pienamente la sensazione di inadeguatezza e fragilità caratterizzante tutto il decennio. Inizia così la narrazione di questo grande racconto, articolato nelle sale in un susseguirsi di micro-sezioni, proprio come i capitoli di un romanzo: dopo il prologo, incentrato sui volti del tempo, si susseguono le attese, il preludio, le metropoli, l’irrazionalità, l’alienazione, le evasioni, l’identità e il déco

Carlo Potente, La cena dei rimasti, 1924, olio su tela, Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

I caratteri sociali e fisiognomici dell’epoca si alternano alle composizioni sospese e immobili del realismo magico, assumendo toni freddi e tratti contorti nelle raffigurazioni delle grandi città o nelle rappresentazioni dei sogni, espressioni della volontà di evadere da una realtà opprimente e incerta. Sintomi che contraddistinsero indistintamente tutti i livelli della società, come evidenziato dai curatori tramite l’accostamento di due opere dalla composizione simile ma dall’ambientazione differente: la Cena dei rimasti di Carlo Potente (1924) rivela il dramma e la fragilità del periodo post-bellico all’interno di un contesto rurale, un retaggio cupo e sofferente analogamente espresso nel salotto borghese de La canzone del Piave di Ettore Beraldini (1929). 

Ettore Beraldini, La canzone del Piave o Inno al Piave, 1929, olio su tela, Collezione della Fondazione Cariverona. Archivio fotografico della Fondazione Cariverona

La rievocazione di maschere e allegorie, che negli anni assunsero fattezze sempre più meccaniche giungendo alla massima geometrizzazione della figura umana nella scultura Vir o Dux di Ernesto Thayaht (1929), ci trasporta alle sezioni conclusive, in cui emerge con forza una nuova immagine della donna, indipendente e moralmente libera, alla quale tuttavia il nascente regime tentò di sovrapporre nuovamente quella di custode del focolare domestico, nonché la dimensione più leggera e inebriante della cultura déco, ulteriore tentativo di esorcizzare il dolore e l’angoscia di un futuro incerto.

La mostra tenta quindi di esplorare, con oltre 100 opere provenienti da Istituzioni e Collezioni di rilevanza nazionale, un momento decisivo della nostra storia che, a cent’anni di distanza, appare sin troppo vicino e simile ai giorni nostri, come provocatoriamente enunciato dai curatori: «La nostra aspirazione è stata anche quella di mettere in evidenza alcune corrispondenze esistenti tra gli anni Venti e l’epoca odierna», entrambe espressioni de “l’età dell’incertezza”.

Artisti in mostra

Libero Andreotti, Baccio Maria Bacci, Eugenio Baroni, Ettore Beraldini, Pompeo Borra, Anselmo Bucci, Cagnaccio di San Pietro, Sexto Canegallo, Carlo Carrà, Felice Carena, Felice Casorati, Gisberto Ceracchini, Galileo Chini, Alimondo Ciampi, Primo Conti, Giorgio de Chirico, Giovanni Battista Costantini, Fortunato Depero, Nicolaj Diulgheroff, Antonio Donghi, Leonardo Dudreville, Ferruccio Ferrazzi, Fillia, Giacinto Fuga, Achille Funi, Tullio Garbari, Cornelio Geranzani, Giandante X, Giovanni Grande, Domenico Guerello, Virgilio Guidi, Carlo Levi, Gian Emilio Malerba, Alberto Martini, Arturo Martini, Pietro Marussig, Francesco Messina, Domingo Motta, Ubaldo Oppi, Lia Pasqualino Noto, Fausto Pirandello, Carlo Potente, Enrico Prampolini, Ram, Domenico Rambelli, Pippo Rizzo, Ottone Rosai, Mino Rosso, Oscar Saccorotti, Antonio G. Santagata, Alberto Savinio, Gregorio Sciltian, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Pierangelo Stefani, Ernesto Thayaht, Mario Tozzi, Sandro Vacchetti, Lorenzo Viani, Adolfo Wildt, Dario Wolf, Giuseppe Zancolli

Anni Venti. L’età dell’incertezza
Palazzo Ducale di Genova.
Appartamento del Doge, Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova

5 ottobre 2019 – 1 marzo 2020

Orari
Dal martedì alla domenica: 10 – 19, lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
intero: 12 euro – con audioguida 14 euro
ridotto: 10 euro – con audioguida 12 euro
ridotto giovani fino a 27 anni: 5 euro
scuole e bambini dai 6 ai 12 anni: 4 euro
gruppi: 10 euro